6 ottobre 2003

direttiva ricongungimento; ambasciata italiana in pakistan

Cari amici,

1) Paolo Bonetti - che ringrazio - mi segnala che la direttiva
relativa al diritto al ricongiungimento familiare e' stata pubblicata
in Gazzetta Ufficiale.
Potete trovarla alla pagina di ottobre 2003 del mio sito
(http://www.stranieriinitalia.it/briguglio).

2) Giro un messaggio di Joseph Walker, della CGIL di Reggio Emilia,
relativo agli ostacoli che incontrano i cittadini pakistani nel
rapporto con la nostra ambasciata a Islamabad.

Cordiali saluti
sergio briguglio

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La scrivente organizzazione sindacale è con la presente a denunciare la
gravissima situazione che si manifesta ormai da anni presso l'Ambasciata
d'Italia in Islamabad (Pakistan) e a richiedere un intervento, ormai non
più rinviabile, degli organi competenti.
Il modo di operare dei funzionari preposti agli uffici della suddetta
Ambasciata ha ormai reso impossibile per i cittadini pakistani ottenere
legalmente i documenti necessari per i rilascio della CARTA DI SOGGIORNO E
DEL VISTO PER RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE.
In primo luogo il sistema di concordare gli appuntamenti per telefono
presenta degli aspetti poco chiari e comporta per gli utenti grandi
difficoltà: gli appuntamenti possono venire programmati anche a 6 mesi di
distanza e pertanto succede spesso che quando l'interessato si presenta
all'Ambasciata il giorno e l'ora concordati telefonicamente gli venga
tranquillamente detto dagli incaricati che a loro non risulta la
prenotazione a suo nome e che comunque i documenti sono già scaduti; se la
persona protesta chiamano gli agenti per farlo allontanare, non accettando
nessun tipo di osservazione a riguardo.
Altre volte accade che per evitare gli inconvenienti di cui sopra
(appuntamento a grande distanza di tempo) all'utente venga richiesto di
pagare un "corrispettivo".
Riuscire ad ottenere un appuntamento per telefono o parlare con un addetto
è difficilissimo: se si pensa che l'orario riservato agli appuntamenti
telefonici è dalle ore 10.00 alle 12.00, per riuscire a prendere solo la
linea, occorreno mediamente mesi di tentativi.
Il nostro ufficio immigrati CGIL di Reggio Emilia può confermare questa
difficoltà per esperienza diretta. Risulta invece che trattando
direttamente con gli agenti al costo di 80.000 Rupie (1200 Euro)
l'appuntamento diventa immediato.
Esiste inoltre da parte dell'Ambasciata la prassi di incaricare Avvocati
del luogo a svolgere indagini circa l'autenticità dei documenti che, si osa
dire fortunosamente, vengono depositati dagli utenti; tali avvocati
richiedono per dare una risposta positiva o comunque in termine utile 20.00
Rupie: se l'utente si rifiuta di pagare viceversa la pratica impiega mesi
per arrivare a destinazione con esito comunque incerto.
Complicata è pure la procedura per ottenere la traduzione e legalizzazione
di documenti: in questo caso i funziuonari preposti al servizio rispondono
che al telefono non possono essere rilasciati appuntamenti e quindi bisogna
recarsi di persona agli uffici.
Ma cosa più grave è che per la tradizione dei certificati, atto d'ufficio
dovuto, i funzionari chiedendo 35.000 rupie (550 Euro).
Per questo motivo i cittadini pakistani regolarmente soggiornati nel nostro
territorio e già in possesso di carta di soggiorno, non sono riusciti ad
ottenere per le loro mogli analogo documento, essendo necessario a tal fine
proprio la suddetta legalizzazione.
In considerazione della descritta situazione non ulteriormente tollerabile,
è nostro convincimento che necessiti un urgente intervento per rimuovere le
cause della stessa.
La scrivente organizzazione sindacale si dichiara sin d'ora pronta ad
adottare tutti i provvedimenti idonei, ivi comprese forme diffuse di
manifestazione di protesta, affinchè i competenti Organi dello Stato diano
una risposta risolutiva alla denunciata situazione.
Certi di cortese attenzione, porgiamo distinti saluti


Reggio Emilia, 3/10/2003


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Joseph Walker
UFFICIO IMMIGRAZIONE
CGIL - REGGIO EMILIA

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